Chi consuma cannabis ha una vista peggiore

Il consumo di cannabis riduce la vista, dimostrano i primi studi di ricerca. Un dato di fatto che diventa pericoloso soprattutto quando si guida. Ma quali funzioni dell’occhio sono effettivamente compromesse dopo l’assunzione del componente attivo inebriante della cannabis, il THC?

Peter Jankovsky, Comunicazione Retina Suisse, peter.jankovsky@retina.ch

Che si tratti di alcol o cannabis: chi consuma queste sostanze deve accettare un peggioramento della facoltà di concentrazione e dell’attenzione. Anche i tempi di reazione e di decisione risultano più lunghi, la coordinazione dei movimenti è più difficile e la visione più scarsa, come dimostrano studi recenti.

Quali sono gli effetti della cannabis sulla percezione visiva alla guida? Si tratta di una domanda rilevante, perché la vista è l’abilità più importante durante la guida. Ricercatrici e ricercatori dell’Università di Granada, in Spagna, sono stati i primi ad affrontare in modo mirato la questione e hanno fornito le prove di una riduzione della vista causata dal principio attivo contenuto nella cannabis, ossia il tetraidrocannabinolo (THC).

«Il consumo di cannabis ha effetti negativi sulla funzione visiva e sul comportamento alla guida», affermano le ricercatrici e i ricercatori nel loro studio pubblicato nel 2020 che è stato confermato da un altro nel 2024. Si sottolinea che la guida meno sicura è in gran parte riconducibile a una vista limitata. Per mantenere un’auto diritta sulla carreggiata, è necessario disporre di un’acutezza visiva e di una messa a fuoco sufficienti, nonché di un buon contrasto e di una buona visione spaziale.

La sicurezza alla guida è compromessa per sei ore

Come per il consumo di alcol, anche per la cannabis esiste un valore limite applicabile a tutte e a tutti i conducenti. In Svizzera, tale valore limite è fissato a 1,5 microgrammi di THC per millilitro: secondo la legge, chi lo supera e viene individuato durante un controllo commette un reato penale. Tuttavia, da diversi anni si discute di aumentare tale valore limite in concomitanza con una possibile liberalizzazione del consumo di cannabis.

Nella vicina Germania il valore limite è già stato innalzato. Chiunque sia al volante può ora avere fino a 3,5 microgrammi di THC per millilitro nel sangue, in precedenza tale valore era fissato a 1 microgrammo. «Le associazioni di categoria e la polizia considerano questo adeguamento molto critico, poiché il consumo di cannabis può avere un impatto significativo sulla sicurezza alla guida nelle prime sei ore», ha sottolineato il Prof. Dr. Frank Musshoff, direttore del Centro di tossicologia forense di Monaco di Baviera, in occasione del 122° Congresso della Società oftalmologica tedesca.

L’organismo metabolizza il contenuto di THC nel sangue in circa sei ore. Nel caso di consumatrici e consumatori occasionali, che probabilmente rappresentano un pericolo maggiore alla guida a causa della mancata assuefazione alla sostanza, il valore si trova ben al di sotto di 1 microgrammo per millilitro dopo sei ore.

Con il nuovo valore limite fissato a 3,5 microgrammi, tuttavia, il contenuto di THC nel sangue delle consumatrici e dei consumatori occasionali scende molto prima al di sotto del valore limite consentito, poiché quest’ultimo è stato innalzato. Al contempo, però, le persone interessate si trovano chiaramente ancora sotto l’effetto di THC al momento di mettersi alla guida. Ed è per questo motivo che le autorità hanno contestato il cambiamento.

La visione spaziale ne risente sensibilmente

Secondo Musshoff vi sono studi attuali che parlano addirittura di una notevole compromissione delle funzioni visive imputabile al THC. Da un lato, la cannabis compromette la percezione della profondità. La visione spaziale avviene grazie alla cooperazione di entrambi gli occhi, soprattutto quando si guardano oggetti vicini, e attraverso l’elaborazione dei processi a livello cerebrale; tutti questi processi sono notevolmente compromessi dopo l’assunzione di THC.

Concretamente, nel traffico stradale, ciò significa che la velocità e le distanze non sono stimate in modo corretto. Ciò comporta incidenti in curva, ad esempio a causa di una frenata ritardata o di incidenti con i veicoli in contromano oppure quando si svolta a sinistra, un’operazione di per sé delicata.

Consumatrici e consumatori di cannabis soffrono maggiormente di abbagliamento

Gli studi attuali dimostrano che le difficoltà di percezione della profondità influiscono in modo negativo sulla capacità di mantenere la corsia durante la guida. Anche i contrasti sono spesso ridotti.

Inoltre, negli occhi delle e dei partecipanti allo studio influenzati dal THC è stata misurata una maggiore quantità di luce diffusa. Ciò significa che in controluce e sotto l’effetto della cannabis si resta abbagliati in modo più forte. Distinguere i contrasti ed essere sensibili all’abbagliamento sono particolarmente importanti durante la guida notturna.

I movimenti degli occhi sono più lenti

Gli studi dimostrano anche che sotto l’effetto della cannabis i movimenti oculari sono rallentati. Con la presenza di THC nel sangue, un bambino che gioca sul ciglio della strada o una palla che rotola sulla carreggiata si discernono molto più lentamente, ossia più tardi.

La capacità di riconoscere rapidamente una determinata situazione e di reagire subito di conseguenza è quindi ridotta, il problema è che si tratta di una caratteristica molto importante nel traffico stradale. Il consumo regolare di cannabis, potrebbe far sì che tali deficit si manifestino addirittura in modo permanente.

Il principio attivo della cannabis CBD riduce davvero la pressione oculare?

Oltre al tetraidrocannabinolo (THC), il cannabidiolo (CBD) è il secondo principio attivo della cannabis per importanza. Il THC è responsabile degli effetti psicotropi, mentre il CBD non possiede effetti di questo tipo e viene utilizzato a scopo terapeutico. È noto che il cannabidiolo ha un effetto positivo sulle malattie che scatenano crampi. Inoltre, il CBD viene spesso impiegato per alleviare i dolori articolari in caso di artrite, l’emicrania, il morbo di Crohn, il diabete, i disturbi del sonno, la sclerosi multipla, i dolori mestruali, la fibromialgia e l’ansia.

L’arrossamento della congiuntiva, una lacrimazione ridotta e un calo della pressione intraoculare sono in genere considerati sintomi tipici del consumo di cannabis. Proprio per questo motivo ci si chiede se il consumo di cannabis abbia un effetto positivo sul glaucoma o possa rallentare la distruzione del nervo ottico.

Tuttavia, i precedenti studi sulla CBD e sul suo influsso sulla pressione intraoculare rimangono ambigui. Non si può escludere che il CBD possa anche avere un effetto negativo sulla pressione intraoculare, ossia aumentarla.

La cannabis non è il trattamento migliore per il glaucoma

Per illustrare la posizione prudente da parte della ricerca oftalmologica, ecco alcuni estratti di una chat avvenuta durante la trasmissione della televisione svizzero tedesca SRF «La cannabis in medicina» del 17.10.2016. L’oftalmologo che risponde alle domande specifiche è il Dr. Claude Vaney, primario di neurologia presso la Klinik Montana di Berna e responsabile del gruppo di lavoro «Distribuzione limitata di stupefacenti» dell’Ufficio federale della sanità pubblica.

Domanda: Una volta ho sentito dire che la cannabis aiuta anche chi è affetto da una malattia agli occhi. È vero? Mia madre non vede più nulla da un occhio e poco meno del 10% dall’altro. L’assunzione di un farmaco a base di cannabis potrebbe preservare o addirittura migliorare la sua vista residua?

Claude Vaney: Vi sono indicazioni che la cannabis abbassi la pressione oculare e potrebbe quindi risultare utile in caso di glaucoma. Sul mercato esistono però sostanze più efficaci!

Domanda: L’oftalmologo ha diagnosticato l’insorgenza di un glaucoma. Devo trattare l’occhio ogni giorno con le gocce Timogel. Ho sentito dire che la cannabis è molto efficace contro il glaucoma. Dove posso trovare il preparato e come si chiama? Si dice che a Berna esista già una farmacia che vende prodotti a base di cannabis.

Claude Vaney: Si tratta di un punto controverso. Tuttavia, credo che i tradizionali farmaci che riducono la pressione oculare siano più efficaci della cannabis.

Domanda: Ho 74 anni. La diagnosi del mio oftalmologo: pressione intraoculare elevata e possibile intervento per trattare la cataratta nel prossimo futuro. Dormo anche male, mi sveglio alle quattro del mattino e non riesco più a riaddormentarmi. Quale prodotto a base di cannabis mi consiglia?

Claude Vaney: Se tutte le altre misure falliscono, è possibile chiedere all’oftalmologo di prescrivere una tintura a base di cannabis tramite un’autorizzazione speciale.

Il THC impedisce di condurre una vita quotidiana normale

Per chiarire una seconda posizione, segue un estratto inerente alla domanda generale «La cannabis aiuta in caso di glaucoma?». Questo paragrafo si trova sul sito web dell’Ospedale Cantonale di Winterthur (KSW) ed è stato scritto dal Prof. Dr. med. Jörg Stürmer, il quale è stato primario della Clinica oftalmologica del KSW fino al 2023:

«Se tutte le altre opzioni terapeutiche, dai colliri alla chirurgia, sono state tentate e non si sono dimostrate efficaci, le e i pazienti possono ricorrere alla marijuana medica. Il THC in essa contenuta abbassa la pressione oculare, ma solo fino a quando la cannabis è efficace».

Ciò significa che questi pazienti dovrebbero consumare cannabis più volte al giorno, il che impedisce loro di condurre una vita quotidiana normale. In conclusione, si può affermare che gli studi e le scoperte sulla cannabis sono ancora troppo pochi, per cui è necessario attendere prima di poter fare affermazioni o addirittura esprimere raccomandazioni affidabili.

Fonti

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