Il ristorante «Blindekuh» è alla ricerca di personale di servizio

Un compito intrigante: Noemi Hofmann racconta del suo lavoro quotidiano al leggendario ristorante al buio «Blindekuh» di Zurigo. Spera in nuove candidature da parte di persone interessate affette da una disabilità visiva.

Christoph Ammann

Da 26 anni il ristorante «Blindekuh» serve pasti al buio a ospiti curiosi provenienti da tutto il mondo. A rendere possibile questa speciale esperienza gastronomica a Zurigo sono collaboratrici e collaboratori ipovedenti e ciechi. Si muovono con destrezza nel ristorante immerso completamente nel buio e rappresentano un punto di contatto sicuro per le e i commensali. Per poter continuare a svolgere il proprio compito, il ristorante «Blindekuh» è alla ricerca di personale di servizio ipovedente e non vedente. Non è necessaria alcuna esperienza professionale, è garantita un’introduzione dettagliata.

La ventiseienne Noemi Hofmann fa parte del team che serve le e gli ospiti sei sere a settimana nel primo ristorante al buio del mondo. Le piace ricordare un momento speciale: «Ho servito una coppia. Dopo il dessert, l’uomo ha fatto una proposta di matrimonio alla sua compagna. E lei ha accettato». Naturalmente, tutto si è svolto nella più completa oscurità, poiché nel salone degli ospiti dell’ex chiesa nel quartiere Seefeld di Zurigo non sono ammesse fonti di luce.

Condotti a tavola in una sorta di polonaise

Noemi Hofmann lavora per una piccola percentuale al «Blindekuh». Si è laureata in lavoro sociale presso l’Università di scienze applicate e lavora principalmente come assistente sociale. «Mi sono candidata al «Blindekuh» quando ero ancora studente, mi hanno invitata a un colloquio e sono stata assunta poco dopo», riferisce Noemi, gravemente ipovedente dalla nascita. Una sera alla settimana si dedica agli ospiti del ristorante al buio. «Il lavoro è bello, ma anche impegnativo. Bisogna saper gestire persone molto diverse».

Nel ristorante lavorano solo persone non vedenti e ipovedenti. Vanno incontro alle e agli ospiti alla ricezione (illuminata) e con una sorta di polonaise li conducono al tavolo riservato. «Consiglio ai miei ospiti di toccare lentamente stoviglie, posate e bicchieri partendo dal bordo del tavolo e di non alzarsi senza chiamarmi». Il motivo? Gli ospiti potrebbero intralciare il personale di servizio, che deve seguire percorsi precisi tra il bancone del cibo, il bar e i tavoli.

Le collaboratrici e i collaboratori si ascoltano a vicenda

«Quando mi muovo nel ristorante, dico sempre ‘servizio, servizio’, in modo che le mie colleghe e i miei colleghi mi percepiscano», spiega Noemi Hofmann[SP1] . L’aptica delle stoviglie le permette di riconoscere se si tratta di un piatto con carne, pesce, cibo vegetariano o vegano. «Servo fino a 25 ospiti a sera. Per ovvi motivi, non posso prendere nota delle ordinazioni. Durante il servizio chiedo sempre a quale ospite spetta quale piatto».

Le e gli ospiti, afferma Noemi Hofmann, sono generalmente molto gentili e comprensivi. «Tuttavia alcune persone fanno fatica con il divieto di utilizzo dei telefoni cellulari. Gli schermi luminosi, come anche i quadranti illuminati degli orologi, non trovano posto al ‘Blindekuh’». A domande del tipo: «È buio anche per te qui?», Noemi risponde in modo originale o con una controdomanda.

Se il ristorante è al completo, tre addette/i al servizio si occupano della clientela, mentre una/o specialista sta al bar e prepara le bevande. «Quando in tarda serata prendo il treno per rincasare sono sempre assai stanca», riassume Noemi Hofmann. «Ma è una bella sensazione aver portato gioia e un’esperienza speciale a così tante persone». (novembre 2025)

Informazioni sull’impiego di servizio presso il ristorante «Blindekuh»: monika.janicka@blindekuh.ch

Sito web (disponibile in lingua tedesca e inglese) «Blindekuh»: cliccare qui


 [SP1]Auf De ist hier “Hofman” geschrieben, da ansonsten immer von “Hofmann” die Rede ist, habe ich es auf IT korrigiert. Bitte abklären.