Difetto di colore

Il meccanismo della percezione dei colori

Il vedere è un processo molto complesso e «vedere bene» comprende molti aspetti. Uno di essi è la percezione dei colori. Ciò che percepiamo come «luce» sono raggi elettromagnetici dalle lunghezze d’onda varianti tra 380 e 780 nanometri circa. La percezione dei colori s’instaura soltanto quando determinate cellule fotoricettrici dei nostri occhi, i coni, ricevono uno stimolo luminoso. I coni, ma anche i bastoncelli, l’altro tipo di fotorecettori, che invece sono preposti alla vista nella penombra, sono situati nella retina sul fondo dell’occhio. Nella retina si trovano tre diversi tipi di coni, ognuno dei quali reagisce a onde di diversa lunghezza – alla luce blu delle onde corte a quella verde delle onde medie e a quella rossa delle onde lunghe.

Differenze individuali nella percezione

La capacità di distinguere i colori può variare da individuo a individuo. Infatti, non tutte le persone hanno nella loro retina tutti e tre i tipi di coni. Ragioni genetiche sono all’origine delle diverse alterazioni della visione dei colori. Può darsi che uno dei tipi di coni manchi oppure che due di essi siano talmente simili da reagire alle stesse lunghezze d’onda. Un’alterazione particolarmente frequente riguarda la visione dei colori rosso-verde, il cosiddetto daltonismo, un problema che tocca l’8 percento dei maschi e lo 0,4 percento delle femmine. Rarissima è per contro l’incapacità assoluta di distinguere i colori, l’acromatopsia. L’incapacità totale di distinguere i colori si manifesta circa in una su 100’000 persone. D’altra parte, ci sono anche persone dotate di una super capacità di vedere i colori: alcuni anni or sono, scienziati britannici hanno scoperto che c’erano donne che non avevano soltanto tre tipi di coni nella loro retina, bensì addirittura quattro. Ciò conferiva loro la capacità di distinguere particolarmente bene un colore dall’altro.

Una tavola di Ishihara per la rilevazione delle acromatopsie
Una tavola di Ishihara per la rilevazione delle acromatopsie

Le diverse alterazioni della visione dei colori

Nella maggior parte dei casi le alterazioni della visione dei colori sono congenite e a tutt’oggi incurabili. Il professor Krastel ritiene che «nella vita quotidiana, le persone con un difetto della visione dei colori di regola non se ne accorgono perché non hanno mai avuto modo di fare un’altra esperienza visiva, ma la percezione alterata dei colori e l’incapacità di riconoscerli correttamente limita la scelta della professione». Se una coppia di genitori ha il dubbio che un figlio o una figlia soffra di un’alterata visione dei colori, una visita oculistica potrà fare chiarezza. L’oculista esaminerà allora la capacità di vedere i colori mediante test specifici. Questi test permettono di individuare già in bambini che frequentano la scuola dell’infanzia se la visione dei colori è alterata. «Particolarmente indicati sono test non verbali», è il consiglio del professor Krastel: «Infatti nei bambini la visione dei colori è già del tutto sviluppata prima che essi abbiano imparato a dare un nome ai colori». In molti studi oculistici si possono praticare metodi d’esame adeguati grazie ai quali poter valutare se nel bambino c’è effettivamente una debolezza della visione dei colori e anche la sua entità. Questi esami sono indicati a partire dai tre-quattro anni d’età.

Quando i colori «impallidiscono»

Svariate affezioni oculari, ma anche l’età molto avanzata, possono comportare delle alterazioni della percezione dei colori. Nella retina umana il numero dei coni è particolarmente elevato nel punto della massima acuità visiva, la macula. La «macula lutea», chiamata così per la sua colorazione, ha un diametro di appena cinque millimetri. Al suo centro si trova una zona di soli 0,3 millimetri di diametro. È là che ha luogo la percezione visiva. In caso di malattie riguardanti la macula, anche la percezione dei colori è alterata.

Fonte: Berufsverband der Augenärzte Deutschlands e.V. (BVA), Retina Journal 123-124/2015

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